West Bank: Colonizzazione e Insediamenti illegali in Cisgiordania - Un Analisi

West Bank: Colonizzazione e Insediamenti illegali in Cisgiordania - Un Analisi

Introduzione

Quando si fa riferimento ai coloni e agli insediamenti israeliani nella Cisgiordania, o West Bank, ci si riferisce alle aggregazioni di individui, provenienti da Israele, insediate illegalmente nei territori palestinesi occupati situati sulla sponda occidentale del fiume Giordano a seguito dell’esito della Guerra dei sei giorni del 1967. 

La genesi di tali comunità è imputabile a un processo di insediamento illecito e belligerante, sostanzialmente un’occupazione, alimentata anche dalla spinta ideologica del partito di orientamento nazionalista di destra, il Likud.

La Definizione di Occupazione

La definizione di occupazione, si trova nell’Art. 42 della Convenzione dell’Aia del 1907, che recita: 

«Un territorio è da considerarsi occupato quando si trova sotto l’autorità di un esercito ostile. L’occupazione si applica solo al territorio, dove questa autorità è stabilita e può essere esercitata.» 

L’occupazione rappresenta, pertanto, una forma di governo temporanea istituita con lo scopo di mantenere l’ordine pubblico in un territorio acquisito in seguito a un conflitto bellico. Diversamente dalla pratica di annessione o colonizzazione, l’occupazione è definita come una gestione provvisoria che conserva lo status originario del territorio occupato. In virtù di questa qualificazione, l’occupazione non incide in termini di contravvenzione al diritto internazionale.

Nel corso di un’occupazione, la potenza che ha preso il controllo è obbligata a rispettare le norme del diritto internazionale umanitario, volto a garantire la tutela dei diritti umani fondamentali dei civili coinvolti nei conflitti armati. Quanto appena descritto, non accade, e ciò è visibile agli occhi di tutto il Mondo. 

Storia

Uno sguardo alla storia ci permette di realizzare, che aldilà dell’esodo di massa verso i territori della Palestina Storica,  la sconfitta della coalizione panaraba del 1967  ha acceso la miccia di un vero e proprio delirio teologico-belligerante,  narrato poi come l’opportunità per creare la “Eretz israel”,  ovvero la Terra d’Israele. Attraverso questo termine a dir poco controverso, ci si riferirebbe ai territori che nella Tanakh e nella Bibbia sarebbero stati promessi ai figli di Abramo per “volontà divina”.

La prima spinta per portare a compimento questo sogno delirante arrivò dal movimento Gush Emunim, ovvero “Blocco dei fedeli”, nel 1974. Sotto la guida del rabbino Zvi Yehuda Kook, gli insediamenti si moltiplicarono, e ciò avvenne nelle aree più densamente popolate dai palestinesi. Questo spinse gli arabi verso le aree più aride rendendo impossibile qualunque tipo di ritorno ai confini precedenti alla vittoria del 1967.

L’aspirazione di imporre al popolo palestine il diritto di Tel Aviv col fine di esercitare la sovranità sull’intero territorio di quella che venne propagandata come l’antica Israele, divenne un principio cardine nella politica del partito Likud, il quale attualmente ancora detiene il comando del paese sotto la leadership di Benjamin Netanyahu. In virtù della crescita del potere politico dei governi di orientamento conservatore, i 40 insediamenti iniziali si trasformarono rapidamente in 210 nell’arco di meno di un decennio, mentre la popolazione dei coloni passò da 5.000 a 55.000 individui. Negli anni Novanta, il numero dei coloni aumentò ulteriormente, raggiungendo quota 136.000, e oggi, quasi 700.000 coloni israeliani risiedono negli insediamenti della Cisgiordania.”

Evoluzione della Colonizzazione

Durante gli anni la colonizzazione si manifestò sotto varie configurazioni: Inizialmente, i pionieri del regime colonialista israeliano fondarono dei kibbutzim, ovvero associazioni volontarie basate sui principi di proprietà collettiva e parità. Successivamente, fecero la loro comparsa gli estremisti del Gush Emunim e, infine, attraverso modifiche legislative e investimenti pubblici, la migrazione verso i territori occupati divenne una prospettiva economicamente vantaggiosa. I governi di orientamento conservatore iniziarono a fornire incentivi quali abitazioni agevolate, agevolazioni fiscali, servizi pubblici e istruzione agevolata a coloro che desideravano stabilirsi come coloni.

Questi mutamenti furono coniugati con una nuova prospettiva politica, e gli insediamenti divennero una missione nazionale, un veicolo per la creazione di un’identità e di una nazione esclusivamente israeliana, con l’obiettivo di assoggettare  e dunque eliminare l’intera Palestina Storica , precedentemente considerata una regione sottosviluppata e instabile, al completo dominio di Israele. Tale concezione politica è identificata con il termine “sionismo”, e i principali danneggiati da queste dinamiche sono stati i palestinesi.

Gli insediamenti, trasformatisi in comunità urbane, si espansero impunemente attorno alle uniche risorse naturali della Cisgiordania al fine di consolidare il controllo sulle fonti d’acqua e le terre fertili. Nonostante la Cisgiordania sia sotto l’amministrazione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), l’unico organo governativo palestinese riconosciuto a livello internazionale e principale opposizione politica ad Hamas, gli insediamenti non hanno mai riconosciuto l’autorità dell’ANP, ma sono invece completamente assimilati nell’economia, nella sfera politica e nell’autorità di Israele. Negli ultimi anni, Israele ha addirittura annesso nella più infame delle impunità una porzione densamente popolata da israeliani della Cisgiordania al municipio di Gerusalemme.

Illegalità

Gli insediamenti, pertanto, derivano da una politica di espansione e imperialismo, nonché da un lungo processo di colonizzazione. Le violenze e le trasgressioni ai diritti umani perpetrate nel corso di questo processo coloniale, che perdura ancora oggi, sono state condannate anche dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHCR) e sono riconosciute come una delle cause che hanno contribuito alla radicalizzazione dei miliziani di Hamas, come dichiarato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Inoltre, va sottolineato che la creazione di tali insediamenti è in palese violazione delle norme del diritto internazionale ed è considerata completamente illegale.

Infatti, l’articolo 49 comma 6 della quarta Convenzione di Ginevra, ratificata anche da Tel Aviv, sancisce che “la potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua popolazione civile nel territorio da essa occupato”. Non bisogna inoltre dimenticare la risoluzione 446 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1979, che ha esplicitamente dichiarato l’illegalità di questo scempio morale.