Umm Kulthum: La Voce Immortale d’Egitto - La Storia di un'Icona della Musica Araba e del Mondo
La storia di una vera e propria leggenda della musica araba e mondiale, una donna capace di immedesimarsi appieno nella sua gente. Non una cantante ma una cantatrice di storie; una musica che esisteva in tempi ormai irripetibili.
Umili origini
Non poteva essere diversamente. I simboli, spesso, non hanno bisogno di nascite grandiose. Se poi aggiungiamo che la cantante nacque nel 1904, in un paesino della provincia di Mansoura, città storicamente operaia, abbiamo fatto anche il resto. Un’infanzia umile però condita dall’ambizione e dalla grande fiducia nel suo talento: coinvolgere anima e orecchie di chiunque l’ascoltasse. Fatima, questo il suo vero nome, rimase però sempre fedele alle sue origini, onorandole come si fa con una bandiera e tenendo sempre alto il suo amore per la sua patria e per il suo popolo.
A soli 12 anni, il padre la travestì da maschio per farla entrare in un piccolo gruppo teatrale che egli stesso dirigeva. Quattro anni dopo, venne notata da un famoso cantante, Abu El Ala Mohamed, e da un famoso liutista, Zakaria Ahmed, che le chiesero d’accompagnarli al Cairo. Attese di rispondere al loro invito fino all’età di 23 anni, nel frattempo continuando a cantare abbigliata da ragazzo in numerosi piccoli teatri. Il suo talento era già papabile ed evidente all’epoca, tanto che poeti del calibro di Ahmed Rami iniziarono a scriverle canzoni, molte delle quali rimarranno nella storia della musica.
Un incontro per cambiare il mondo
Fu nel 1948 però che avvenne l’incontro più importante per la musica araba. Quell’anno incontrò un giovane generale dell’esercito, suo grande ammiratore fin dagli inizi. Questo giovane militare condivideva gli stessi ideali di Umm Khultum e aveva deciso di rivoluzionare il suo paese, di far risorgere l’Egitto, liberandolo definitivamente dalle occupazioni straniere.
Il suo nome era Gamal Abd el-Nasser, primo leader dell’Egitto moderno e ideatore del socialismo arabo. Quell’incontro fece sì che le sue canzoni fossero ascoltate in tutto il mondo arabo, che i suoi ideali e il suo patriottismo fossero ammirati ed onorati dal Marocco fino al Pakistan, trasformandola nella prima vera regina della musica moderna.
Fu da quel momento che venne chiamata “Kawkab al Sharq”-“Stella dell’Oriente”. D’altronde, il parlamento egiziano interrompeva le proprie sedute per permettere ai deputati di ascoltare i concerti della cantante trasmessi in diretta radiofonica. Solo uno dei mille aneddoti riguardo alla cantante, la quale scelse sempre di far concerti aperti a tutti, affinché chiunque, ricco o povero, potesse godere della sua voce, lasciandosi trasportare nel vento e ammirando le sue poesie.
Un talento mondiale
Nel 1967 la cantante ricevette addirittura un telegramma da Charles De Gaulle, suo grande ammiratore. Questo, l’ennesimo aneddoto a testimoniare il suo talento cristallino, riportato poi da innumerevoli scrittori ed artisti di tutto il mondo. L’apice della sua carriera lo raggiunse recitando il poema di Ibrahim Nagi “Al-Atlal” “le rovine”, considerata da moltissimi come una delle sue performance migliori. Da quel momento in poi però la cantante iniziò ad avere un lento declino dovuto sia alla sua salute sia alla sua arte.
Il suo stile infatti non si adattava con quello occidentale. I suoi concerti non erano una semplice riproduzione, erano un coinvolgimento quasi spirituale fra lei e il suo pubblico, qualcosa che si adattava ogni volta in maniera diverso.
L’obiettivo di Oum Kulthum non era infatti quello di fare un concerto, bensì di far vivere un’esperienza, modulandola in base a chi aveva davanti.
Un funerale storico
Negli anni 70 si ammalerà poi di nefrite, una malattia che la porterà, nel 1975, alla morte. Il suo funerale viene ancora oggi ricordato come il più grande nell’intera storia musicale. Il corteo funebre si estese infatti per ben 10 km!
Nessuno, d’altronde, voleva lasciare la voce che tanto aveva guidato il suo cuore, rendendolo forte durante i duri anni della Rivoluzione.
Nessuno voleva che il simbolo di un’intera nazione, di un intero popolo, li abbandonasse per sempre. Troppo l’amore provato per la sua voce e per le sue parole profonde . Troppo l’affetto provato per la regina della musica araba.
Ancora adesso innumerevoli artisti di tutto il mondo la onorano ripetendo la sua musica. Ancora oggi fra qualsiasi persona araba, pakistana o iraniana, la sua voce è simbolo. Simbolo di una generazione che ha dato il sangue per il proprio paese, simbolo delle proprie origini e di un passato glorioso, da conservare stretto ma condividendolo con il mondo, come erano i concerti di Umm Khulthum, un’esperienza unica, per tutti.