Siamo Tutti Nel Matrix: Chi sta entrando e Chi sta uscendo?
Venerdì 5 gennaio è uscito Tunnel, il Primo album di Simba La Rue, alias di Mohamed Lamine Saida, rapper italo-magrebino ormai più che affermato nella scena hiphop italiana (e non solo) e questo album, che nel giorno del suo debutto ha raccolto quasi 5 milioni e mezzo di ascolti, conquistandosi il secondo posto nella Top Albums Debut Global di Spotify, ne è la riconferma.
Nel disco emergono collaborazioni di spicco, in cui figurano amici e colleghi fra i nomi più in vista della scena italiana: nei featuring delle 16 tracce sono infatti presenti Baby Gang, Guè, Ghali, Sfera Ebbasta, Boy Mass, Paky e Tedua.
La peculiarità di “Tunnel” non si esaurisce nella qualità delle produzioni e delle collaborazioni, ma si estende all’intricato concept che permea la copertina, i teaser e il video di “Tunnel”.
Già alcuni spoiler precedenti all’uscita ci facevano intuire uno stretto collegamento con il film di fantascienza “Matrix”, poi confermato nella prima traccia “Tunnel”, dove Simba, nel ritornello, dichiara proprio di trovarsi nel “Matrix”.
“Vengo dal buio (Vengo dal buio)
Co-Come le voci in testa che mi frullano
Sono nel tunnel (Sono nel tunnel)
Sangue freddo, sembro fatto di Subutex
Sono nel Matrix (Sono nel Matrix)”
Nel film, apparenza e realtà entrano in contrasto e la realtà stessa non è autentica. Per scoprire la verità, è necessario addentrarsi nella tana del bianconiglio, ossia nel tunnel.
“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.” Morpheus
Simba così ci sta comunicando che la sua parola è autentica, non è finzione; lui si trova a tutti gli effetti nel Tunnel, mentre la maggior parte delle persone (o della scena italiana?) vive nel “Matrix”, una dimensione fittizia dove sono tutti addormentati e vittime di un controllo artificioso. Un sistema di prigionia che ci rimanda al Mito della Caverna di Platone, che rappresenta metaforicamente il percorso filosofico dall’ignoranza alla conoscenza.
Qui degli uomini sono incatenati in una buia caverna, le catene li costringono a guardare una sola delle pareti sulla quale sono proiettate delle ombre.
Gli uomini, che non hanno mai visto altro per tutta la vita, credono che il veridico mondo sia tutto lì, si riduca a quelle ombre. Ad un certo punto, solo uno dei prigionieri riesce a liberarsi e scopre che non esistono solo quelle ombre ma esistono anche le statuette a cui appartengono quelle ombre, ed esiste anche il fuoco che le proietta. Il prigioniero riesce ad uscire da quella caverna e scopre l’inganno: c’è un mondo intero là fuori. Il suo compito, ora, è quello di tornare indietro e mostrare la verità ai suoi compagni.
Per farci entrare ancora di più nella sua mente, la foto, ritraente i feat, ci dà una prima infarinatura. In primo piano troviamo Simba e Baby Gang, stelle che stanno lasciando un’impronta indelebile nella scena rap, con dietro tutti gli artisti coinvolti nei featuring e i produttori, arrivando poi a inquietanti figure sullo sfondo i cui lineamenti e volti non sono percepibili.
La prima cosa che salta all’occhio è che sono tutti vestiti da medici lungo un corridoio che ricorda molto un reparto psichiatrico (trovando anche qui il collegamento con la mente) dove però non riusciamo a scorgere una fine, ma riusciamo invece a cogliere la prima reference al Tunnel.
Reparto psichiatrico che verosimilmente potrebbe essere ritratto da Simba, che in tutto il progetto fa riferimenti a momenti di malessere, umore altalenante, scarsa lucidità e uso di psicofarmaci:
“Stop, mi muovo nella stanza a rallentatore
Non è l’uso di droghe, ma le voci che ho in testa che dicono cose (Ho i demoni in testa)
Stop, l’umore fa su e giù come un ascensore”
Se guardiamo poi la copertina dell’album e successivamente i vari video lyrics di ogni traccia, notiamo delle stanze piastrellate bianche, leggermente allagate con acqua cristallina. Vi siete chiesti perché proprio questa scelta? Sembrerebbe banale, in realtà è tutto l’opposto.
Le copertine sono in realtà riprese dalla backroom livello numero 37.
Le backrooms sono dei non-luoghi immaginari (e già così sembra un ossimoro) rappresentanti ambienti liminali chiusi, senza via di uscita e infiniti. Ogni livello ha le sue caratteristiche specifiche.
Questi luoghi sono interpretabili come macrocosmi di uno stato mentale nonché il riflesso del proprio stato d’animo.
Curiosa è la connessione con il mondo onirico: molti utenti del web hanno dichiarato di essere già stati in questi posti. Alcuni sostengono persino di esserci già stati in sogno, facendo pensare che alla base di queste backrooms ci sia un sintomo di coscienza collettiva, ma creato dall’inconscio per ogni singolo essere umano.
Ogni Backroom ricorda il Labirinto di Cnosso, leggendario labirinto della mitologia greca, intrico di strade, stanze e gallerie, e l’unico modo per uscirne era seguire il filo di Arianna che permetteva di trovarne l’uscita.
Il tunnel, la backroom e il Matrix.
Collegando tutti i punti e le immagini che accompagnano il disco, tutto ha un senso: Simba nel video di “Tunnel” è vestito da NEO, protagonista del film di cui abbiamo parlato, che è di fatto il prescelto sia per essere uscito dal Matrix sia per il potere di distruggerlo.
Ugualmente, Simba non è più vittima del sistema; ha scelto la pillola rossa e ora può aiutare chi gli è stato a fianco e la sua gente ad uscire dal sistema marcio e corrotto che vivevano. Simultaneamente, vuole far capire al pubblico che la sua parola è verità, spronando anche noi ad uscire dal tunnel e a distruggere il nostro Matrix.