No Peace of Mind in Apartheid: La Salute Mentale Palestinese Sotto Occupazione.

No Peace of Mind in Apartheid: La Salute Mentale Palestinese Sotto Occupazione.

10 Ottobre - giornata mondiale salute mentale

La storia della Palestina è segnata da 75 anni di occupazione e conflitti subiti. 

Le persone hanno perso familiari, villaggi, case, alberi, natura e terre, con conseguenze a tratti irreversibili sul proprio benessere psico-fisico.

La storia della Palestina è segnata da 75 anni di occupazione e conflitti subiti. 

Le persone hanno perso familiari, villaggi, case, alberi, natura e terre, con conseguenze a tratti irreversibili sul proprio benessere psico-fisico.

Contesto

La Nakba prima, la guerra del 1967 poi hanno avuto un effetto devastante sul benessere dei palestinesi e sulla loro vita quotidiana. Molti palestinesi si sono trovati a vivere in un ambiente instabile o a fronteggiare cambiamenti drammatici. Molti hanno subito persecuzioni, privazioni, e costante discriminazioni, sia in Patria che in Diaspora. 

Nel 1987 è iniziata la prima intifada nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania, soffocata da pratiche punitive da parte dei coloni.

Nel 2000, misure e pratiche punitive israeliane sono state nuovamente messe in atto. 

Nel 2002, Israele ha iniziato a costruire una barriera fisica, parte della quale è stata posta tra le città e i villaggi palestinesi.  Attualmente è lunga quasi 300 miglia e alta 8 metri. 

Nel 2006, il governo palestinese ha subito un boicottaggio da parte della maggior parte dei paesi influenti del mondo. Ciò ha portato a una significativa mancanza di sostegno economico e di aiuti internazionali, con conseguente effetto negativo sul funzionamento dei servizi per i civili; i servizi sanitari erano e sono uno dei settori più colpiti. 

Nel 2008, 2012 e 2014, c’è stato un assedio prolungato. Secondo i rapporti di Amnesty International, sono stati commessi costanti crimini di guerra contro i palestinesi. 

I palestinesi hanno subito violazioni dei loro diritti umani, perdita di vite, danni e distruzione delle case e delle terre. Più civili hanno affrontato sfide insormontabili per il loro benessere psicofisico. 

No Peace of Mind

“No Peace of Mind”, un rapporto pubblicato da AIDA e Médecins du Monde, mette in luce l’impatto, spesso nascosto, che oltre mezzo secolo di occupazione ha avuto sulla salute mentale delle comunità palestinesi.

Il rapporto si basa su interviste condotte nell’agosto e settembre 2021 in dieci comunità della Cisgiordania e rivela che i palestinesi soffrono di malesseri psichici diffusi, come il PTSD, la depressione e l’ansia causati da costante violazioni dei diritti, violenza da parte dei coloni, uso eccessivo della forza da parte delle Forze di occupazione e confische e demolizioni.

I palestinesi sono soggetti a più alto rischio di problemi di salute mentale a causa della loro esposizione cronica alla violenza politica, agli sfollamenti, alle limitate opportunità lavorative, educative, finanziarie e scarsi/assenti servizi di salute mentale.

In particolare, il 60% degli intervistati ha indicato di avere mal di testa costanti o gravi per almeno una settimana dopo un attacco. 

Il mal di stomaco e il bruciore di stomaco sono stati sperimentati da almeno il 30% degli intervistati.

L’isolamento e la difficoltà a dormire sono stati tra gli impatti comportamentali più comuni menzionati dalle comunità. 

Problemi cognitivi come grandi difficoltà a concentrarsi, flashback, incubi e perdita di memoria sono emersi in tutte le categorie di intervistati.

L’80% degli intervistati ha indicato di provare sensazioni di estrema paura e stress, con alcuni che esplicitamente affermano di temere per la propria vita. “Sembra che gli angeli della morte siano nella zona”, ha detto una madre di Humsa al Bqai’a.

Sentirsi al sicuro a casa, avere stabilità ed educazione erano le principali aspirazioni delle persone intervistate. Tuttavia, circa il 60% dei intervistati ha indicato che non c’era nulla che potessero fare per proteggere le proprie famiglie durante gli attacchi dei coloni. 

Le donne palestinesi inoltre devono sopportare il peso degli abusi: ¼ delle donne nella Striscia di Gaza sono state esposte a violenza e abusi, mostrando maggiore prevalenza di disturbi mentali rispetto agli uomini.

Il 23% degli intervistati ha dichiarato di non avere speranza per il futuro o di non pensare al proprio futuro. “Voglio solo sentirmi al sicuro, ma non posso sentirmi al sicuro in tutta la Cisgiordania, dal Nord al Sud, dimmi dove è sicuro?”, ha chiesto un anziano di Al Jiftlik.

Secondo una recente ricerca nella Striscia di Gaza, circa il 32,7% dei bambini soffre di gravi livelli di disturbo da stress post-traumatico, il 49% livelli moderati e il 16% bassi (Mental health needs in Palestine).

L’impunità di lunga data ai coloni è una conseguenza diretta della mancanza di impegno serio e di azione da parte della comunità internazionale e degli stati terzi per rendere gli occupanti responsabili.

La comunità internazionale deve riconoscere che  deve fornire i mezzi fisici per permettere a una comunità di rimanere sulla propria terra, ma al contempo si deve riconoscere che solo ciò non basta, dato che non si va comunque a delineare  un ambiente sicuro o stabile per la protezione dei civili e per proteggere la loro salute mentale.