Mohammed Assaf, la voce della Palestina

Mohammed Assaf, la voce della Palestina

Breve storia del cantante palestinese che, attraverso la sua musica e la sua storia, rappresenta la Palestina e le lotte decoloniali nel mondo.

Gli esordi

Mohammed Assaf nasce il 1 settembre 1989 a Misrata, in Libia, da una famiglia palestinese che, dopo 4 anni, farà ritorno a Gaza, trasferendosi nello specifico nel campo profughi di Khan Younis. 

Sin da piccolo si dedica, insieme a 3 dei suoi 6 fratelli, alla musica, riuscendo ad ottenere sin da subito discreti successi che lo porteranno a comparire sempre più spesso nella televisione locale. La madre di Assaf, Intisar, insegnante di matematica, ha rivelato che il talento musicale di Assaf è emerso già all’età di cinque anni, con una voce che stupiva per la sua maturità.

Dalla Striscia di Gaza alle audizioni di Arab Idol in Egitto

L’anno di svolta sarà però il 2013, quando decide di iscriversi ad Arab Idol. Qui, in un percorso tanto leggendario da essere diventato un vero e proprio film (“The Idol” di Hany Abu Assad), riuscirà a conquistare persino la finale grazie un suo grande successo: “Aaly al kuffiyeh”, “In alto le kefieh”.

Mohammad Assaf viaggia per due giorni dalla Striscia di Gaza all’Egitto per partecipare alle audizioni di Arab Idol. Una volta arrivato all’hotel dove si stanno svolgendo le audizioni, le porte sono chiuse e non accettano più partecipanti, quindi salta oltre il muro. Qui, non riesce comunque ad ottenere un numero per l’audizione; si siede senza speranza nella sala dove gli altri concorrenti stanno aspettando il loro turno e inizia a cantare per loro. Ramadan Abu Nahel, che sta aspettando il suo turno, lo sente e gli dà il suo numero dicendo: “So che non arriverò in finale, ma tu sì.”

La popolarità di Assaf attraversa confini e checkpoint, conquistando l’attenzione internazionale. Il suo brano più famoso, “Ana dammi falastini”, “Il mio sangue è palestinese”, arriva nel 2015, portandolo a diventare uno degli artisti più ascoltati in tutto il mondo arabofono. Questo brano pone un incredibile accento sullo spirito palestinese e, grazie al suo ritmo inconfondibile, si fa strada nei cuori di tutti coloro che lottano per la liberazione della Palestina.

Sfortunatamente, a causa di un filo-sionismo strisciante nelle grandi compagnie europee e statunitensi, l’artista ha subito diversi problemi nel corso degli anni. Nel maggio 2023, ‘Ana Dammi Falastini’ (Il mio sangue è palestinese) è stata rimossa dalle piattaforme di streaming Spotify e Apple Music. Assaf ha dichiarato a “The New Arab” di aver ricevuto una e-mail da Spotify che annunciava la rimozione della sua canzone “Ana Dammi Falastini” in quanto ritenuta un “incitazione all’odio contro Israele”. Da sottolineare che questo brano non parla in nessuna maniera degli israeliani o di Israele, bensì dello spirito palestinese e chi denuncia questo brano dicendo che “alimenta l’odio” non può che essere in malafede.

Come ha detto Assaf: “Anche se la cancellano, questa canzone è presente nella memoria e nella coscienza di ogni palestinese e di ogni onesto essere umano libero che difende il diritto del popolo palestinese ad ottenere la propria libertà e indipendenza”.

Non a caso, i brani di Assaf risuonano in ogni piazza e angolo di resistenza, in ogni contesto in cui si lotta per le libertà, trasformandosi in profondi slogan e motti politici. Perché sì, il sangue di chiunque sia oppresso è palestinese, e senza la liberazione della Palestina, nessuna identità marginalizzata potrà godere del riconoscimento dei propri diritti.