L’Ossessione dei Media Occidentali Per La Condanna di Hamas

L’Ossessione dei Media Occidentali Per La Condanna di Hamas

“Condanni quello che ha fatto Hamas?” o ancora: “Supporti l’attacco lanciato da Hamas?” 

Negli scorsi giorni a Husam Zomlot, capo della missione del Regno Unito in Palestina, è stato chiesto ripetutamente in mondovisione di condannare le azioni di Hamas rispondendo a questo genere di domande. 

A seguito dell’offensiva di Hamas,l’ambasciatore palestinese viene invitato e continuamente accolto nelle trasmissioni con il solito ventaglio di quesiti rivolto a musulmani e arabi ogni qualvolta che si verifica un fatto violento e in qualche modo reputato strettamente connesso con la cultura arabo-islamica.

Questo tipo di domande hanno più un carattere di insinuazione che le fattezze e gli intenti di un vero e proprio questito; esse sono state riservate a Zomlot anche immediatamente dopo avergli posto le condoglianze per la perdita di sei membri della sua famiglia nei bombardamenti che hanno devasato la striscia di Gaza.

Durante l’ennesima apparizione alla BBC, nel tentativo di respingere le accuse malignamente velate, che dietro un drappo buonista celano il meschino sillogismo della retorica occidentale secondo la quale si accosta in maniera quasi naturale la religione islamica (o l’arabità) al terrorismo, Zomlot si è domandato se lo stesso trattamento è stato riservato anche agli Ufficiali Israeliani invitati nelle trasmissioni. 

Zomlot ha esplicitamente chiesto all’intervistatrice: 

“Quante volte Israele ha commesso crimini di guerra testimoniati dalle vostre stesse telecamere?”

Per poi domandare: 

“Inizia sempre le interviste chiedendo loro di condannare sé stessi?”

I quesiti portati a galla dall’ambasciatore rivelano una riflessione che rappresenta una realtà piuttosto triste per chi crede nel valore di un’informazione equa e corretta. 

La gestione della comunicazione dei tragici fatti recenti è quantomeno discutibile e non sembra veicolare una particolare imparzialità nella narrazione degli eventi; tale strategia porta, nel migliore dei casi all’acuirsi dell’indifferenza e nel peggiore all’aumento dell’ostilità dell’opinione pubblica nei confronti della fazione palestinese. 

La verità è che ad Israele è concessa l’autorità morale di commettere crimini di guerra contro civili palestinesi, mentre questi ultimi sono considerati i principali responsabili delle violenze commesse nei loro confronti e nei riguardi dei propri occupanti. 

Quando agli esperti palestinesi viene chiesto in prima istanza e con un’insistenza morbosa di condannare la violenza viene implicitamente chiesto loro di dimostrare la propria “umanità” di fronte a tali orrori. 

La narrazione disumanizzante occidentale infatti, relega arabi e palestinesi all’interno di uno spettro che non può essere propriamente definito umano; secondo tale narrativa gli arabi in generale sarebbero esseri violenti, e secondo la definizione dell’attuale ministro della difesa israeliano Yoav Gallant “animali umani”. 

Quando l’insistenza sul frangente della lontananza dall’ideologia di Hamas si rende impossibile da non notare, l’unica analisi che ne consegue rivela che agli intervistati viene chiesto di confermare di non essere terroristi o assassini semplicemente per il fatto di essere appartenenti ad una determinata fede o perché originari di una certa area geografica. 

Gli strumenti retorici utilizzati dai media rivelano un sottile e becero assunto secondo il quale se un arabo o un musulmano non condanna le violenze, ciò significa automaticamente che le appoggi. 
Stando a questa logica, dunque una vastissima fetta di popolazione mondiale rappresenterebbe una minaccia per il resto della popolazione. 

Come sottolineato dalla redazione di  Al Jazeera, concentrandosi sulle condanne e le prese di posizione contro Hamas, si evita in questo modo di porre l’attenzione su discorsi e critiche altrettanto fondamentali. 
In tal guisa, nella migliore delle ipotesi i crimini di guerra Israeliani passano in secondo piano, oppure vengono giustificati e ritenuti necessari nel nome della “difesa” , di quella che da molti viene ritenuta e venduta come l’unica democrazia in Medio-Oriente. 

L’ossimoro della “protezione” violenta viene descritto attraverso un linguaggio del genocidio, che conferisce ad Israele l’obbigo e la facoltà morale di compiere uno sterminio sotto l’egidia del perverso gioco del giustificazionismo colonialista occidentale.  

Omeima Rascih