Le Cicatrici Invisibilizzate: Come la Condivisione Non Consensuale di Immagini Intime Danneggia la Salute delle Survivor

Le Cicatrici Invisibilizzate: Come la Condivisione Non Consensuale di Immagini Intime Danneggia la Salute delle Survivor

La Condivisione Non Consensuale di Immagini Intime è un problema diffuso a livello mondiale e viene spesso erroneamente associata al termine “revenge porn”, termine fuorviante che non cattura la complessità del fenomeno. 

L’uso del termine “revenge” suggerisce una forma di vendetta come unico movente, ignorando le diverse ragioni sociali e culturali alla base di questo comportamento. 

Questo fenomeno è strettamente interconnesso con la violenza di genere e la cultura dello stupro poiché riflette e perpetua gli atteggiamenti e le disuguaglianze di potere sottolineate da tali questioni. 

Inoltre, non può essere attribuito al termine “porno”, il quale implica la creazione consensuale di contenuti sessualmente espliciti.

Legge Italiana sulla Condivisione Non Consensuale di Materiale Intimo

La condivisione non consensuale di materiale intimo è un reato definito dall’articolo 612-ter del Codice Penale italiano, che riguarda la diffusione di materiale intimo, come foto o video, senza il consenso della persona raffigurata.

L’articolo 612-ter del Codice Penale stabilisce che la divulgazione di foto o video a contenuto sessuale, originariamente creati con il consenso della vittima ma destinati a rimanere privati, costituisce un reato punibile. La pena per chi diffonde questo tipo di materiale può variare da uno a sei anni di reclusione, accompagnati da una multa che va da 5.000 a 15.000 euro. 

Gli autori di questo reato possono essere divisi in due categorie: coloro che hanno ottenuto il materiale in modo illegale o che hanno partecipato alla sua creazione e coloro che lo hanno ricevuto in altri modi. L’autore è sempre perseguibile penalmente se ha diffuso il materiale senza il consenso della survivor e se tra la survivor e l’autore c’è una relazione affettiva, la pena può essere aumentata.

La Condivisione Non Consensuale di Materiale Intimo e l’Impatto Devastante

L’aspetto più preoccupante della condivisione non consensuale di materiale intimo è il suo potenziale distruttivo sulla vita delle survivor. 

Un esempio emblematico di questa tragica realtà è il caso di Tiziana Cantone, che si suicidò nel 2016 a causa della diffusione su Internet di video intimi. 

I commenti offensivi e gli insulti che ricevette online contribuirono a peggiorare la sua situazione, portandola a una profonda depressione che culminò nel tragico gesto.

Le Survivor di condivisione non consensuale di materiale intimo spesso soffrono di gravi conseguenze a livello psicologico. Secondo Lenore Walker, una psicologa statunitense, le survivor sviluppano sintomi simili a quelli della sindrome da stress post-traumatico, tra cui la paura del giudizio sociale, l’isolamento, la depressione e l’ansia, rabbia, paranoia, insieme a problemi di autostima, sicurezza e rispetto di sé, fino ad arrivare ad una possibile forte ideazione suicidaria e a tentativi di suicidio. 

Sul piano professionale ed economico, la presenza di materiale a contenuto sessuale condiviso online può danneggiare gravemente la reputazione di una persona socializzata come donna, influenzando la sua capacità di trovare o mantenere un lavoro, a causa degli stigmi che circondando la sessualità e i corpi delle donne

Una Violenza di Genere all’Interno delle Relazioni di Coppia

Le statistiche evidenziano che le donne sono spesso le principali vittime di questa forma di violenza, con un alto numero di casi che si verificano all’interno delle relazioni di coppia o tra ex partner. Questo fenomeno è frequentemente associato ad altre manifestazioni di violenza di genere, inclusa quella di natura fisica e psicologica. Alcune teorie femministe spiegano che questa forma di violenza rappresenti una manifestazione della disparità di potere tra i generi, in cui gli uomini esercitano controllo e coercizione sulle donne. La condivisione non consensuale di materiale intimo viene quindi considerata una forma di “intimate partner violence” (IPV), ovvero una violenza perpetrata dal partner intimo.

Suggerisce che, più che rappresentare una forma di vendetta, si tratti di una manifestazione del controllo dell’uomo sulla donna, dove quest’ultima viene pubblicamente e deliberatamente umiliata per affermare l’autorità maschile sul suo corpo e la sua sessualità. In pochi istanti, il corpo e la sessualità della donna diventano di dominio pubblico, suscitando derisione e odio in vari contesti personali, sociali e collettivi.

Il Ruolo del Sexting nell’Attribuzione di Responsabilità della Vittima - Victim Blaming

Il sexting, che consiste nello scambio consensuale di materiale sessualmente esplicito tra partner, diventa oggi un punto critico quando si tratta di attribuire responsabilità alle sopravvissute alla condivisione non consensuale di materiale intimo. Spesso, queste persone vengono accusate di aver contribuito alla diffusione dei materiali poiché hanno condiviso immagini o video volontariamente. Tale attribuzione di responsabilità può accentuare il cosiddetto “victim blaming”, ossia la tendenza a incolpare la vittima per la violenza subita.

Conclusioni

La distribuzione non consensuale di materiale sessualmente esplicito è un grave problema, legato ad altre forme di violenza di genere, comportando il controllo da parte del (ex)partner e spesso concomitante con altre forme di violenza fisica e psicologica. 

Affrontare il tema è essenziale per proteggere i diritti e la dignità delle persone coinvolte ed è necessaria la costruzione di società e collettività che tutelino le survivor.