La Questione Palestinese attraverso i Decenni: Dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi

La Questione Palestinese attraverso i Decenni: Dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi

L’Impero Ottomano aveva controllato il sud-ovest asiatico fino al XVI secolo, fino a che il controllo della maggior parte della regione fu poi affidato ai britannici dopo la Prima Guerra Mondiale.

All’inizio della Prima Guerra Mondiale, diversi sforzi diplomatici Occidentali  cercarono di plasmare la mappa del moderno Sud-Ovest Asiatico, compresi i territori palestinesi. 

I palestinesi citano una serie di lettere dal 1915 al 1916, conosciute come la Corrispondenza McMahon-Hussein, fra il leader hascemita higiazeno, al-Husayn ibn ʿAlī, sceriffo della Mecca, e Sir Henry McMahon, alto commissario britannico al Cairo, come delineante una promessa di uno stato arabo indipendente.

Nel 1916, l’Accordo Sykes-Picot, negoziato segretamente tra Gran Bretagna e Francia, pianificava la spartizione del Medio Oriente in sfere d’influenza in seguito alla sconfitta dell’impero ottomano nella prima guerra mondiale.

Nel 1917, il ministro degli esteri britannico, Lord Arthur Balfour, espresse il sostegno del suo governo per ”l’istituzione in Palestina di una patria nazionale per il popolo ebraico” in una lettera a Baron Walter Rothschild, primogenito ed erede di Nathan Mayer Rothschild, primo barone ebreo d’Inghilterra, nonché capo della branca britannica dell’influente famiglia bancaria ebraica europea.

Per gli ebrei, la missiva segna una dichiarazione formale del diritto dello stato di Israele a esistere; per i palestinesi, fu un segno precoce della loro espropriazione. 

La dichiarazione affermava anche che era: 
“chiaramente inteso che non sarà fatto nulla che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebraiche in Palestina”

Facendo riferimento alla schiacciante maggioranza di popolazione araba in Palestina: circa il 90 percento della popolazione era musulmana nel 1850 e circa l’80 percento nel 1914.

Seguirono decenni di immigrazione ebraica su larga scala, compresa quella durante la persecuzione nazista e l’Olocausto. 

1948: Israele dichiara l’indipendenza

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, avvicinandosi alla fine del Mandato britannico in Palestina, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1947 approva la Risoluzione 181, Piano di partizione della Palestina, che sollecita la spartizione del territorio in due stati indipendenti, uno arabo e uno ebraico, con controllo internazionale di Gerusalemme, vista l’importanza religiosa della città. Il piano viene rifiutato dai Palestinesi.

Nakba

Israele dichiara l’indipendenza nel maggio del 1948 e il giorno successivo, una coalizione di stati arabi, alleati con fazioni palestinesi, attacca le forze israeliane in quello che diventa il primo di diversi conflitti “arabo-israeliani”. 

Israele guadagna però il controllo di una porzione ancora più grande di territorio, escludendo le aree della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Circa 700.000 palestinesi abbandonarono città e villaggi, o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto; un atto di pulizia etnica da parte dei coloni.

Luglio 1956: La Crisi di Suez

Il presidente egiziano Abdel Nasser nazionalizza il Canale di Suez, una vitale via di commercio che collega il Mar Rosso e il Mar Mediterraneo. Israele invade l’Egitto, seguita dalle forze britanniche e francesi. 

Un accordo di pace, sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, pone fine ai combattimenti. 

Il canale rimane bloccato e non riapre fino al 1957.

Giugno 1967: Guerra del 1967

Nel giugno del 1967, scoppiò una guerra nota come “Guerra dei Sei Giorni”, a seguito di conflitti in sospeso. 

Gli aerei da guerra israeliani colpiscono gli aeroporti egiziani, e le forze terrestri israeliane entrano nella Penisola del Sinai. 

La Giordania si unisce ai combattimenti insieme all’Egitto, ma le forze israeliane prendono il sopravvento dopo aver quasi annientato la potenza aerea egiziana. 
Israele prende il controllo della Striscia di Gaza, del Sinai, della Cisgiordania, delle Alture del Golan e della prevalentemente palestinese Gerusalemme Est. 

Gli eserciti arabi subiscono perdite massive.

Settembre 1978: Accordi di Camp David

Un accordo di pace tra il presidente egiziano Anwar Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin, noto come gli Accordi di Camp David, è mediato nel settembre 1978 dal presidente statunitense Jimmy Carter. 

L’accordo getta le basi per un accordo di pace tra i due paesi l’anno successivo, compreso il ritiro futuro di Israele dalla Penisola del Sinai. 

Si Stabilisce anche un piano per un processo di autogoverno palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Vengono discusse proposte di pace palestinesi potenziali ma mai attuate.

Dicembre 1987: Prima intifada

Nel 1987, dopo vent’anni di occupazione israeliana e di fronte al continuo aumento dei coloni israeliani (giunti a 70.000 persone in Cisgiordania e 2.000 a Gaza),  cominciò un moto popolare di resistenza chiamato prima Intifada che tentava di combattere l’occupazione israeliana dei Territori Occupati per mezzo di scioperi e disobbedienza civile, oltre a ricorrere al simbolico lancio di pietre contro l’esercito occupante. 

1993: Accordi di Oslo

Nel 1992, i coloni ebrei nei territori occupati erano cresciuti a 97 000 in Cisgiordania, 3 600 a Gaza, 14 000 sulle alture del Golan e 129 000 a Gerusalemme Est.

Vengono firmati i primi due accordi, noti come Accordi di Oslo, tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che stabiliscono un processo di pace basato su precedenti risoluzioni dell’ONU e tracciano l’espansione di un limitato autogoverno palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. (Un accordo di follow-up viene firmato nel 1995.) 

Restano irrisolti, tuttavia, importanti questioni come gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e lo status di Gerusalemme.

Nonostante i progressi nel processo di pace, gli anni Novanta furono caratterizzati anche da numerosi episodi di violenza, come il massacro di Hebron del 1994, in cui un ebreo israeliano uccise 29 palestinesi musulmani in una moschea.

2000: Seconda intifada

Il fallimento del tentativo degli accordi di Oslo di portare alla nascita di uno Stato palestinese provocò un aumento delle tensioni. Dalla firma degli accordi, gli insediamenti israeliani erano continuati ad aumentare, raddoppiando la popolazione di coloni in Cisgiordania a circa 200.000 persone.

La goccia che fece traboccare il vaso fu, il 28 settembre 2000, la marcia del leader israeliano Ariel Sharon e della sua scorta armata (circa un migliaio di uomini), nella Spianata delle moschee a Gerusalemme.

In breve rispose la comunità palestinese con una seconda intifada. 

Il 6 febbraio Sharon fu eletto primo ministro di Israele e nel marzo del 2002 scatenò un’ampia offensiva militare (detta Operazione Scudo difensivo) nelle principali città della Cisgiordania, tra cui Jenin, Nablus, Ramallah e Betlemme, che portò a 497 morti tra i palestinesi, 1447 feriti e 7000 palestinesi catturati.

Israele ritira le sue truppe dalla Striscia di Gaza nel 2005. Il gruppo militante palestinese Hamas vince le elezioni legislative l’anno successivo.

Blocco terrestre, aereo e marittimo imposto a Gaza

Nel 2007, Israele impone un blocco di 16 anni sulla piccola enclave palestinese sovraffollata, che ospita 2 milioni di palestinesi. Limitando la mobilità di beni e persone dentro e fuori dal territorio, intensificando ancora di più la crisi umanitaria di Gaza e costringendo i Palestinesi in Apartheid. 

La maggior parte dei gazawi vive in campi profughi e dipende dalle razioni delle Nazioni Unite.

La Cisgiordania, con 3 milioni di palestinesi e più di mezzo milione di ebrei che vivono in insediamenti considerati illegali secondo il diritto internazionale, è occupata da Israele e soggetta alla sua amministrazione militare.

Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che il regime israeliano sui palestinesi equivale all‘“apartheid”.

In un rapporto del 2022, Amnesty International ha affermato di aver analizzato “l’intento di Israele di creare e mantenere un sistema di oppressione e dominio sui palestinesi”, tra cui “la frammentazione territoriale; la segregazione e il controllo; la confisca di terre e proprietà; e la negazione dei diritti economici e sociali”. 
E Questo è apartheid.

Dicembre 2008: Israele attacca Gaza

Israele inizia tre settimane di attacchi su Gaza. L’operazione militare israeliana si concluse dopo tre settimane e un bilancio di più di 1.100 morti Palestinesi a Gaza.

Novembre 2012: Israele uccide il capo militare di Hamas

Israele uccide il capo militare di Hamas, Ahmed Jabari, scatenando più di una settimana di conflitto a Gaza. Vengono uccisi almeno 150 palestinesi e sei israeliani.

Estate 2014:

Vengono uccisi tre adolescenti israeliani rapiti vicino a un insediamento ebraico in Cisgiordania, scatenando una risposta militare israeliana.

Si arriva ad un conflitto di sette settimane che lascia più di 2.200 palestinesi morti a Gaza.

Dicembre 2017: Gli Stati Uniti riconoscono Gerusalemme come capitale

L’amministrazione Trump riconosce Gerusalemme come capitale di Israele e annuncia di voler spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv, suscitando l’indignazione dei palestinesi.

2018: Proteste a Gaza

Proteste hanno luogo a Gaza lungo l’Khet/la recinzione.

Le truppe israeliane uccidono più di 170 manifestanti palestinesi.

A novembre, Israele effettua un’incursione segreta a Gaza. Vengono uccisi almeno sette presunti militanti palestinesi. Da Gaza vengono lanciati centinaia di razzi su Israele.

Maggio 2021: La polizia israeliana fa irruzione nella moschea di al-Aqsa

Dopo settimane di tensioni a Gerusalemme, la polizia israeliana fa irruzione nella moschea di al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell’islam, colpendo decine di fedeli palestinesi che svolgevano i riti del Ramadan, usando anche proiettili di gomma e granate stordenti.

Hamas lancia migliaia di razzi verso la città e Israele risponde con centinaia di attacchi aerei. 

Nel più feroce combattimento almeno dal 2014, più di 200 palestinesi vengono uccise a Gaza.

Primavera 2022: operazione militare “Break the Wave”

Una serie di attacchi contro i coloni da parte di palestinesi fa 14 morti. 

In risposta, i coloni israeliani reprimono i militanti e gli attivisti palestinesi e lanciano l’operazione militare “Break the Wave” in Cisgiordania, che rende il 2022 un anno mortale. 

Le forze israeliane uccidono 146 palestinesi in Cisgiordania nel 2022. 

Dicembre 2022: Netanyahu giura per il sesto mandato

Benjamin Netanyahu giura nuovamente come primo ministro israeliano, dopo aver vinto un’elezione che gli conferisce il sesto mandato. Riunisce il governo più di destra nella storia di Israele.

È anche il governo più favorevole agli insediamenti, con alcuni membri che incoraggiano un’espansione delle attività insediamentiste nei territori palestinesi occupati. 

Anche la violenza contro i civili palestinesi aumenta.

Gennaio 2023: Incursione israeliana a Jenin

Le forze israeliane fanno irruzione nella città palestinese di Jenin, uccidendo nove persone in un conflitto a fuoco.

Estate 2023

Israele lancia sorprendenti attacchi aerei in tutta la Striscia di Gaza a maggio, uccidendo tre leader militanti di alto livello e altre 10 persone, tra cui donne e bambini Palestinesi.

Il 19 giugno, le forze israeliane fanno irruzione a Jenin, dispiegando elicotteri d’assalto alla West Bank per la prima volta dalla seconda intifada.

Il giorno successivo, due militanti di Hamas aprono il fuoco in un ristorante in un insediamento israeliano, uccidendo quattro israeliani.

Centinaia di coloni israeliani irrompono poi nei villaggi palestinesi, incendiando case e automobili e sparando ai residenti, secondo i funzionari locali. Israele compie anche il suo primo attacco con drone in Cisgiordania dal 2006, uccidendo tre presunti palestinesi.

A luglio, Israele lancia un attacco aereo e terrestre con 1.000 soldati sostenuti da attacchi di droni contro un campo profughi dentro Jenin, uccidendo 12 persone. 

Ottobre 2023: Israele dichiara di essere “in guerra”

Netanyahu dichiara ufficialmente la guerra a Hamas l’8 ottobre a seguito di un assalto a sorpresa da parte dei militanti di Hamas che è avvenuto un giorno dopo il 50° anniversario dell’inizio della Guerra del Yom Kippur del 1973. 

L’aeronautica militare di Israele inizia a colpire obiettivi di Hamas a Gaza, colpendo però civili palestinesi.