Giulia Cecchettin, la 105ª donna uccisa in Italia dall’inizio dell’anno. #LoSapevamoTutte

Giulia Cecchettin, la 105ª donna uccisa in Italia dall’inizio dell’anno. #LoSapevamoTutte

Giulia Cecchettin, 22 anni, in procinto di laurearsi in ingegneria biomedica, è la 105ª donna uccisa in Italia dall’inizio dell’anno.

Scomparsa insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta, il suo corpo è stato ritrovato il 18 novembre durante le ricerche intorno al Lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia.

Turetta, attualmente ricercato a livello internazionale, è accusato di omicidio dopo che un video ha documentato la sua violenta aggressione a Giulia.

Femminicidi in Italia

La morte di Giulia Cecchettin è purtroppo l’ultima in una lunga lista di femminicidi che hanno segnato il 2023 in Italia. 

Secondo l’ultimo report del Viminale, dall’inizio dell’anno sono stati registrati 285 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo.

Questi dati indicano un aumento del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La violenza di genere continua a diffondersi, con un incremento dei femminicidi commessi dal partner o ex partner, passati da 56 a 58 (+4%), e delle relative vittime donne, salite da 51 a 53 (+4%).

#LoSapevamoTutte 

La tragedia che ha visto la perdita di Giulia Cecchettin ha scatenato un potente moto di indignazione tra attivist*che hanno lanciato l’hashtag #LoSapevamoTutte. 

Valeria Fonte esprime il profondo sgomento di fronte alla morte di una giovane di ventidue anni, evidenziando il contrasto tra la vita piena di opportunità che avrebbe dovuto avere e la triste realtà della sua prematura scomparsa. Fonte critica aspramente le istituzioni, i giornalisti e le forze dell’ordine per il silenzio, la mancanza di attenzione e l’apparente giustificazione del suo aggressore. La sua testimonianza denuncia la rabbia e la frustrazione di fronte a un sistema che sembra proteggere più gli aggressori che le vittime.

Giorgia Soleri, attraverso le parole cariche di determinazione, afferma che questa volta non saranno fermate. La rabbia delle attiviste e le loro grida di protesta si diffonderanno in ogni angolo del paese. L’impegno di Soleri è chiaro: vendicare Giulia Cecchettin e tutte le vittime di femminicidio. La promessa di non restare in silenzio di fronte a un paese che sembra rimanere impassibile davanti alla violenza di genere è un richiamo all’azione e alla mobilitazione di tutta la società.

Un Pattern Necessario da Riconoscere

@Lohascrittounafemmina mette in luce la triste realtà di un “pattern narrativo” prevedibile. 

Quando una donna scompare e ha o aveva un compagno possessivo, il triste epilogo diventa quasi una routine. La scrittrice sottolinea la necessità di riconoscere questo schema ricorrente, avvertendo che finché non si considererà la violenza di genere come parte di uno schema che può ripetersi, le giovani donne continueranno a essere vittime di questa tragica realtà.

L’appello a un Cambiamento Radicale

Le riflessioni delle attiviste gettano una luce acuta sulla necessità di un cambiamento radicale nella percezione e nella gestione della violenza di genere. È un grido di allarme contro la tendenza a minimizzare, giustificare o ignorare i segnali di pericolo. La morte di Giulia Cecchettin diventa, NUOVAMENTE, un catalizzatore per una profonda riflessione sulla cultura e sulla società, chiamando tutt* a un impegno concreto per porre fine a una realtà che continua a mietere vittime.

La Mobilitazione di Non Una di Meno 

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere, che cade il 25 novembre, l’organizzazione invita con più rabbia che mai alla partecipazione alla manifestazione che si terrà per l’ottavo anno consecutivo. Quest’anno, l’impegno si concretizzerà in due città significative per l’urgenza di questo momento storico: Roma e Messina.

La Rabbia Come Motore di Protesta

La rabbia si fa sentire, alimentata dalla consapevolezza che la violenza di genere non è un fenomeno emergenziale, ma un male strutturale in costante crescita. Non Una di Meno identifica le città di Roma e Messina come luoghi simbolici per organizzare la resistenza contro la violenza patriarcale. Questo appello è rivolto a donne, persone non binarie, LGBTQIAPK, con disabilità, persone razzializzate, migranti, seconde generazioni, sex workers e detenuti, tutti uniti dall’esperienza quotidiana della violenza in diversi contesti della loro vita.