EVACUATE, l’appello di Refugees in Libya La Libia Non è un Paese Sicuro

EVACUATE, l’appello di Refugees in Libya La Libia Non è un Paese Sicuro

Nella drammatica realtà che affligge la Libia, la crisi umanitaria raggiunge proporzioni allarmanti, coinvolgendo oltre 300.000 persone bisognose di assistenza umanitaria, includendo 40.540 rifugiati e richiedenti asilo registrati presso l’UNHCR e 134.787 sfollati interni, tutti esposti a gravi carenze di servizi essenziali (Libya Humanitarian Overview 2023).

Richiedenti asilo, rifugiati, migranti e cittadini libici sfollati si trovano in condizioni precarie, privi o con limitato accesso ai servizi sanitari, ai farmaci essenziali, al cibo, all’acqua potabile, all’alloggio e all’istruzione.

La comunità internazionale ha ricevuto gravi ammonizioni dagli Special Rapporteurs delle Nazioni Unite in merito alle preoccupazioni sulle violazioni dei diritti umani. In particolare, è stato ampiamente denunciato l’alto rischio di sparizioni forzate e torture che affligge migranti e rifugiati in Libia. Le autorità libiche sono accusate di detenzioni arbitrarie, ritardi nelle risposte alle preoccupazioni riguardanti il traffico di persone, e mancanza di indagini approfondite sugli abusi di detenzione.

Un capitolo oscuro di questa tragedia umana si svolge a Tazirbu, nel deserto libico: qui 231 migranti, tra cui 3 donne e 100 bambini, sono stati trattenuti in un campo non ufficiale gestito da un funzionario del ministero dell’Interno e da cinque cittadini stranieri sconosciuti. Molti migranti sono stati sottoposti a estorsione. I sopravvissuti hanno riferito della morte di sette uomini nel campo a causa di torture, mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e fame. Alcuni che hanno trascorso tre anni nel campo hanno raccontato di aver contato 39 morti.

Video mostranti torture e abusi sono stati inviati alle famiglie delle vittime chiedendo ingenti riscatti.

Il rimpatrio in Sudan da parte delle autorità libiche solleva ulteriori preoccupazioni in merito alle violazioni del principio di non respingimento e alla mancanza di protezione per i rifugiati e i migranti. Si teme inoltre che alcune persone rimpatriate possano essere vittime di tratta.

La protesta di 100 giorni davanti all’UNHCR a Tripoli è stata dispersa con centinaia di attivisti detenuti arbitrariamente nel centro di detenzione di Ain Zara.

In questo tragico contesto si inserisce Il comunicato di Refugees Libya che lancia un appello urgente all’evacuazione, evidenziando la brutalità della repressione contro gli attivisti dei diritti umani.

L’appello chiede supporto per l’evacuazione immediata dei detenuti e sottolinea la necessità di solidarietà, documentazione e protezione attraverso lo sviluppo di contenziosi strategici.

Con l’obiettivo di portare alla luce le gravi violazioni dei diritti umani in tutta Europa, Refugees in Libya lancia un tour per rendere visibile la situazione in Libia, partendo da Bologna, punto di partenza di questa mobilitazione transnazionale.

La due giorni vedrà il capoluogo emiliano affrontare le tematiche scottanti legate alla violenza sessuale e di genere, alle discriminazioni etniche, ai femminicidi ignorati e alle condizioni disumane nei centri di detenzione libici. Gli attivisti cercheranno di sensibilizzare il pubblico sulle sfide che i migranti e i rifugiati affrontano quotidianamente, promuovendo la solidarietà e la necessità di azioni immediate da parte delle istituzioni europee.

Il tour prevede la partecipazione di esperti, giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni per i diritti umani, creando un forum di discussione per sviluppare strategie efficaci e sollecitare una risposta concreta da parte delle istituzioni europee. 

Bologna, come punto di partenza di questa mobilitazione transnazionale, diventa un crocevia cruciale per la sensibilizzazione e la mobilitazione dell’opinione pubblica. 

Trovi il programma al link seguente:

https://www.refugeesinlibya.org/post/evacuate-human-rights-defenders-from-libya