Decreto Caivano: La risposta del governo alla criminalità giovanile
Nella giornata di ieri, il consiglio dei ministri ha approvato il decreto contenente misure al contrasto della criminalità giovanile.
I punti principali sono:
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Abbassamento della pena edittale minima da 9 a 6 anni per minori con più di 14 anni. Questo aumenta il numero di reati per i quali può scattare la custodia cautelare in carcere.
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Intervento sullo spaccio di sostanze stupefacenti. Viene innalzata la pena da 1 a 5 anni di carcere e si prevede l’arresto in flagranza, anche se si tratta di lieve entità.
Ampliamento dei poteri del questore:
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Viene prevista la possibilità di poter richiedere al tribunale il divieto di utilizzare e di possedere cellulari e/o altri mezzi di comunicazione se sono stati utilizzati per il compimento di un reato. Si configura la pena detentiva fino a tre anni per chi viola tale divieto.
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Viene prevista la possibilità di poter convocare in questura anche chi ha appena compiuto 12 anni se è accusato di danneggiamento aggravato, lesioni gravi, furto o rapina aggravata.
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In questo caso il questore può sanzionare i genitori con una multa da 200 a mille euro e avverte, attraverso ammonimento, il “presunto reo” di non commettere ulteriori reati.
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Si allarga lo strumento del Daspo Urbano. Come l’avviso orale, prima era previsto solo per i maggiorenni. Ora è applicabile anche a chi ha compiuto 14 anni e si concretizza con il divieto di andare in zone specifiche della propria città, locali, scuole e spazi pubblici. Si prevede inoltre un aumento della durata di tale dispositivo da un minimo di 1 anno ad un massimo di 3 anni.
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Aumenta anche la sanzione contro l’abbandono scolastico. Ora viene prevista la reclusione fino a due anni carcere per chi non manda i propri figli a scuola durante il periodo dell’obbligo.
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Non è stata inserita la norma che prevede un blocco all’accesso ai siti pornografici da parte di minori.
Questo decreto è stato subito ribattezzato decreto Caivano, perché arriva dopo i gravi fatti che hanno visto due ragazze di 10 e di 12 anni vittime di uno stupro di gruppo da un branco di ragazzini.
Lo stato ha deciso di mostrare la propria presenza e di emanare subito un decreto in risposta al fenomeno del disagio e della criminalità giovanile. Fermo restando che ciò che è successo a Caivano, secondo l’opinione di chi scrive, fa emergere la complessità di un territorio che per decenni è stato abbandonato alla camorra e alla criminalità organizzata, pretendere di voler combattere la dispersione scolastica o il compimento di alcuni reati senza tenere in considerazione il contesto nel complesso è miope oltre che controproducente.
Ci si è abituati a queste continue strategie di marketing politico, molto diffuse ai giorni nostri, in cui prevale l’intervento spot securitario, piuttosto che un reale cambiamento.
Non è sufficiente prevedere più carcere, quando le carceri stesse sono sovraffollate, o l’allontanamento dal territorio in cui un ragazzino è cresciuto per sconfiggere la dispersione scolastica e la micro-criminalità.
La povertà economica sociale e culturale, la mancanza di una reale prospettiva, diritti continuamente calpestati e negati portano a ritenere questo decreto pericoloso e privo di una reale incidenza sulle vite delle persone. Chi fa parte dei clan non viene in minima parte condizionato da questa misura, anzi, chi ne pagherà le spese, sarà chi proviene da famiglie povere e/o straniere. Le due ragazzine stuprate sono e resteranno, ancora per molto, una ferita aperta e l’unico modo per provare a richiuderla è affrontare il fenomeno della microcriminalità giovanile in maniera lungimirante e strutturale.
Uno stato forte si dovrebbe dare come obiettivo quello di radere al suolo la criminalità organizzata e di creare una valida alternativa alla strada. Questa, per forza di cose, passa attraverso la tutela e la promozione di diritti, che non hanno nulla a che vedere con la privazione della libertà personale.